Firmware, inverter e cyber-armi: il tallone d’Achille nascosto nelle nostre reti energetiche
16 Aug 2025 by Paolo Guarnaccia

Quando si parla di sicurezza informatica, raramente ci si sofferma su ciò che accade “sotto il cofano” dei nostri oggetti intelligenti: il firmware. Questo software invisibile, che governa dispositivi come gli inverter fotovoltaici o i sensori IoT, viene considerato solo un costo accessorio dai produttori, con il risultato che risulta pieno di bug e facilmente sfruttabile.
Le conseguenze non sono banali: un attacco che sfrutti vulnerabilità negli inverter, ad esempio, potrebbe non solo compromettere la produzione energetica, ma trasformare l’intera rete elettrica in uno scenario di guerra cibernetica.
Le soluzioni a lungo termine richiedono un cambiamento radicale: maggiore responsabilità legale dei produttori, sviluppo trasparente e – auspicabilmente – un’adozione diffusa di modelli open source per garantire controllo e sicurezza.
A breve termine, la chiave sta nella gestione degli aggiornamenti automatici del firmware. Essi possono migliorare la sicurezza diffondendo correzioni tempestive, ma al contempo rappresentano un’arma a doppio taglio: se un attaccante prende il controllo dei canali di distribuzione, può diffondere in massa firmware compromessi, trasformando milioni di dispositivi in armi dormienti.
Non si tratta di ipotesi da romanzo. L’attacco ai modem satellitari che all’inizio del conflitto russo-ucraino ha disabilitato intere infrastrutture è avvenuto proprio attraverso un aggiornamento massivo di firmware manipolato.
La sfida quindi non è astratta: rafforzare i canali di aggiornamento, garantire procedure sicure e introdurre vincoli stringenti sui produttori sono passi fondamentali per ridurre la vulnerabilità delle nostre reti tecnologiche. Una questione che riguarda la sicurezza collettiva, non solo quella dei singoli utenti.