Data center e AI: la crisi energetica che minaccia l’innovazione digitale
16 Aug 2025 by Paolo Guarnaccia

L’intelligenza artificiale è oggi al centro dell’innovazione globale, ma il suo impatto energetico sta raggiungendo livelli critici. A lanciare l’allarme è Bill Ray, Distinguished VP Analyst e Chief of Research di Gartner, che nel corso del podcast ThinkCast ha sottolineato come la crescita dell’AI rischi di scontrarsi con un limite non tecnologico, ma infrastrutturale: l’energia.
Secondo Gartner, entro il 2026 oltre il 30% delle espansioni dei data center sarà ritardato per mancanza di energia, non solo in termini di produzione ma anche di trasmissione e distribuzione. La conseguenza? Una crisi che non riguarda più il futuro, ma il presente.
I data center stanno già spostando la loro collocazione accanto a dighe, centrali solari e impianti nucleari per garantirsi continuità di fornitura. Ma il problema non è solo tecnico: cresce anche la tensione politica e sociale. La prospettiva che l’energia venga destinata prioritariamente all’AI piuttosto che alle abitazioni è percepita come “politicamente tossica”, ostacolando accordi e piani industriali.
Le soluzioni sul tavolo spaziano da investimenti nei piccoli reattori nucleari modulari (SMR) fino al ritorno, paradossale, ai combustibili fossili in Paesi con regole ambientali meno stringenti. Microsoft, nel frattempo, esplora persino la fusione nucleare, sebbene rimanga una tecnologia lontana anni dalla piena operatività.
Il messaggio è chiaro: senza un serio ripensamento delle infrastrutture e delle politiche energetiche, l’AI rischia di trasformarsi da opportunità a freno allo sviluppo. La vera sfida non sarà solo rendere i modelli più efficienti, ma garantire un ecosistema energetico sostenibile e resiliente.